
Negli ultimi anni, le politiche di diversità, equità e inclusione (DEI) hanno rappresentato un pilastro fondamentale per molte aziende negli Stati Uniti. Tuttavia, stiamo assistendo a una significativa inversione di rotta: grandi aziende come Walmart, McDonald’s, Disney, General Motors e persino BlackRock stanno ridimensionando, rinominando o eliminando del tutto le loro iniziative in questo ambito. Un cambio di direzione che solleva interrogativi profondi sul futuro delle Corporate in America e sulla reale volontà di costruire ambienti di lavoro più equi e inclusivi.
Questo fenomeno, tuttavia, non si traduce necessariamente in una negazione dell’importanza della diversità e dell’inclusione, ma piuttosto in una crescente necessità di ridefinire il loro significato. Le aziende veramente illuminate non si lasciano trascinare né dalla spinta eccessiva dell’inclusività simbolica, né dalla sua completa eliminazione. Piuttosto, cercano una terza via, basata su un approccio pragmatico, etico e orientato ai risultati, che integri diversità e merito senza cadere in politiche polarizzanti.
Il contesto: da George Floyd al ritorno del conservatorismo
L’esplosione delle politiche DEI è stata una risposta diretta alle proteste scaturite dall’omicidio di George Floyd nel 2020. In quel periodo, molte aziende avevano intensificato i loro sforzi per affrontare le disuguaglianze sociali e sistemiche, investendo in programmi di inclusione e garantendo maggiore rappresentanza a gruppi storicamente marginalizzati.
Oggi, invece, ci troviamo di fronte a un contraccolpo conservatore, guidato da pressioni politiche, economiche e legali. Il fenomeno è stato amplificato dall’azione di governi locali e federali, che stanno rivedendo o eliminando leggi che impongono alle aziende di adottare criteri di inclusione nelle loro pratiche di assunzione e promozione.
A ciò si aggiunge una crescente pressione da parte degli investitori, che iniziano a considerare le iniziative DEI come un possibile rischio finanziario, piuttosto che un’opportunità per l’innovazione e la crescita sostenibile.
Le aziende che stanno facendo marcia indietro
• Goldman Sachs: rinuncia agli obiettivi di diversità
Nel 2020, la banca d’affari aveva fissato obiettivi ambiziosi per aumentare la presenza femminile e delle minoranze nei ruoli di leadership. Tuttavia, nel 2024, Goldman Sachs ha annunciato di aver cancellato quegli obiettivi, lasciando il futuro della sua strategia DEI incerto.
• Citigroup: stop alle selezioni basate sull’inclusione
Anche Citigroup ha seguito questa tendenza, eliminando gli obiettivi di diversità nelle assunzioni e dichiarando che le decisioni di selezione saranno basate esclusivamente su criteri di merito. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto significativo sulla rappresentanza delle minoranze all’interno della banca.
• Disney: la “diversità” diventa “appartenenza”
Un cambiamento meno drastico, ma comunque emblematico, è quello operato da Disney. L’azienda ha sostituito il termine “diversità” con “appartenenza”, cercando di spostare il focus su un concetto meno divisivo. Questo potrebbe indicare un tentativo di ridimensionare il peso delle politiche DEI senza eliminarle completamente.
• General Motors: eliminato l’acronimo DEI
General Motors ha rimosso l’espressione “diversità, equità e inclusione” dai suoi documenti ufficiali, sostituendola con il più generico “capitale umano”. L’azienda ha comunque dichiarato di voler continuare a promuovere un ambiente di lavoro equo, ma la scelta di abbandonare l’acronimo DEI è indicativa di un cambiamento strategico.
Le conseguenze di questa inversione di marcia
L’abbandono delle politiche DEI avrà un impatto significativo su diversi fronti:
1. Meno opportunità per le minoranze
Senza strategie strutturate per la diversità, il rischio è che donne, persone di colore e altre categorie sotto-rappresentate abbiano meno possibilità di crescita professionale.
2. Perdita di innovazione e competitività
Numerosi studi dimostrano che team eterogenei favoriscono l’innovazione e il problem solving. Rinunciare alla diversità potrebbe limitare la capacità di molte aziende di adattarsi ai cambiamenti del mercato.
3. Reputazione aziendale a rischio
Il cambiamento di rotta potrebbe influenzare negativamente l’immagine delle aziende, specialmente tra i consumatori più giovani e attenti ai valori etici.
4. Influenza delle politiche governative
Il dibattito politico negli Stati Uniti sta avendo un ruolo chiave nel ridefinire le strategie aziendali. Se l’amministrazione futura dovesse incentivare nuovamente le politiche DEI, le aziende potrebbero essere costrette a rivedere ancora una volta le loro decisioni.
La terza via: il modello dell’azienda illuminata
Mentre alcune aziende stanno abbandonando la DEI per evitare controversie politiche o per motivi di business, altre stanno trovando un modo più equilibrato e strategico per affrontare la diversità, evitando posizioni estreme.
Un’azienda veramente illuminata:
✅ Integra la diversità nel business, non la isola
Invece di trattare la DEI come un’iniziativa separata, le aziende di successo la incorporano direttamente nelle strategie di crescita, innovazione e customer experience. La diversità non è un obiettivo da raggiungere per obbligo, ma un vantaggio competitivo.
✅ Sostituisce le quote con metriche di impatto
Piuttosto che fissare target rigidi, un’azienda illuminata si concentra su metriche che misurano il valore reale della diversità: engagement dei team, performance dei progetti, innovazione e retention dei talenti.
✅ Supera l’approccio simbolico
Molte aziende si sono limitate a fare “branding” della diversità con dichiarazioni pubbliche e assunzioni di facciata. La nuova strategia deve invece basarsi su azioni concrete, come modelli di leadership inclusiva, processi di selezione equi e trasparenti e una cultura aziendale che valorizzi il merito senza pregiudizi.
✅ Evita la polarizzazione politica
Un errore frequente è l’eccessiva politicizzazione della diversità. Le aziende più avanzate stanno costruendo un approccio pragmatico, basato su fatti e risultati piuttosto che su ideologie. Questo significa promuovere una cultura equa senza creare divisioni interne o percezioni di favoritismo.
✅ Valorizza la leadership etica e inclusiva
La chiave per il futuro è una leadership capace di bilanciare etica e performance. Ciò significa che i manager devono essere formati per riconoscere e abbattere i bias inconsci, creare team più inclusivi e prendere decisioni in modo trasparente e meritocratico.
Conclusione: diversità, oltre la moda e le battaglie ideologiche
Il declino della DEI in America non è solo una questione politica, ma il sintomo di un problema più profondo: la difficoltà nel trovare modelli sostenibili di inclusione.
Le aziende che sapranno trasformare la diversità in un asset strategico, anziché un mero obbligo o una battaglia politica, saranno quelle che guideranno il futuro. Perché, alla fine, la vera innovazione nasce sempre dall’incontro di prospettive diverse. E le aziende che sapranno farlo nel modo giusto non solo cresceranno di più, ma saranno anche quelle che faranno la differenza nel lungo periodo.
Comments